Secondo i recenti dati Istat, il 2013 è da considerare l’annus horribilis per il commercio con un crollo delle vendite al dettaglio (-2,1% sul 2012).
Abbiamo intervistato Berlino Tazza, presidente di Sistema Commercio e Impresa – Asvicom Cremona.
Presidente, il commercio sta vivendo un grave momento di affanno, un po’ ovunque. Ce lo conferma?
Purtroppo il commercio è in seria difficoltà. Gli imprenditori sono assaliti dalle tasse – la Tares in particolare ha dato il cosiddetto colpo di grazia a chi era già in seria difficoltà – hanno problemi di liquidità e le banche stringono l’ accesso al credito. La situazione si ripropone in maniera similare un po’ ovunque, anche in provincia, dove stiamo assistendo ad un incessante turn over e ad un’estenuante chiusura di attività, soprattutto nei centri storici. Anche la grande distribuzione, come indicano i dati Istat, non se la sta cavando meglio. Da questo punto di vista, il 2013 è stato un anno particolarmente difficile. Ora che molti segnali economici fanno sperare nella ripresa, si ha la necessità di avere misure concrete che le PMI devono poter vedere e cogliere. Senza misure per agganciare la ripresa, ogni tentativo di risalita sarà vano.
Il dato più allarmante proviene dagli alimentari, categoria merceologica che ha registrato il maggior calo in 4 anni: -1,1%. Cosa ci dice?
Il dato negativo vale per l’intero comparto, grande distribuzione compresa. A soffrire di più sono chiaramente i piccoli negozianti con il -2,9% ma anche i supermercati e gli ipermercati non hanno fatto grani numeri (-1,3% i primi e -1,9% gli altri). L’unico dato positivo riguarda i discount alimentari che hanno registrato +1,6%. Il crollo dei consumi nel comparto alimentare, purtroppo, è sintomatico. Il consumatore stringe la cinghia, e lo fa soprattutto risparmiando su beni primari. I risvolti sociali, in tal senso, non sono da sottovalutare e ci preoccupano molto.
Il dato positivo relativo alle vendite al dettaglio nei discount alimentari denota come le famiglie abbiano come prerogativa la ricerca del risparmio economico e di prezzi più bassi, piuttosto che la qualità del prodotto in sé. Un dato che fa riflettere visto che l’Italia fa della qualità enogastronomica il proprio cavallo di battaglia e visto che siamo alle porte di Expo 2015 il cui tema è proprio Nutrire il pianeta, energia per la vita.
Tutti i settori nel 2013 hanno registrato un indebolimento, anche i farmaci (-2,4%).
La riduzione delle vendite dei farmaci senz’altro si lega al discorso degli alimentari: se le famiglie tagliano sui beni di prima necessità, tra cui i prodotti per la cura della salute, significa che la situazione è drammatica.
E gli altri settori?
Secondo Istat, i ribassi superiori alla media si sono registrati per abbigliamento (-2,7%), per le calzature (-3,0%), per gli elettrodomestici-radio-tv (-3,1%) e per i mobili (-3,2%). Di fronte a certi numeri, è davvero inevitabile ribadire l’urgenza di avere degli interventi che prevedano la diminuzione della tassazione e la riduzione del cuneo fiscale. L’obiettivo comune deve essere quello di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie che sono evidentemente e da troppo tempo in affanno.
Insieme alle vendite è diminuita anche la fiducia da parte dei consumatori. Questo dato inciderà sul futuro?
Sono diverse le teorie economiche che valutano le ondate di ottimismo e pessimismo come determinanti nell’andamento dei cicli economici. Di sicuro, l’umore del consumatore incide sulle vendite. La crisi che stiamo vivendo – nella sua seconda fase (la prima fase dal 2008 al 2010 viene considerata crisi finanziaria) – è stata più volte definita come crisi della fiducia, speranze venute a mancare da parte di imprese e famiglie che non vedono da tempo soluzioni alle loro difficoltà.
A febbraio 2014, Istat rileva ancora una diminuzione del clima di fiducia rispetto al mese precedente, probabilmente per effetto dei dati appena elencati, a cui il consumatore risponde di conseguenza. Contestualmente, Istat parla anche di speranza nei confronti del futuro, anche se – ribadiamo – le aspettative devono necessariamente trovare seguito in azioni concrete.
Il commercio estero sembrava la strada da perseguire per crescere, invece, anche in questo senso, i dati Istat negano la tesi. E’ così?
L’esportazione – di alcuni prodotti in determinati paesi – resta la strada che molte imprese possono e devono perseguire. Aziende che ci hanno creduto – e che il nostro sistema associativo ha accompagnato nel percorso di internazionalizzazione – possono confermare con i numeri quanto detto.
Di sicuro, l’export non rappresenta l’unica strada da percorrere per sopravvivere alla crisi. Molto dipende dal prodotto, dalle richieste, dagli andamenti dei mercati in cui è alta la domanda, dallo stato dell’impresa. Insomma sono molteplici i fattori che concorrono nel determinare se l’export rappresenta o meno un’opportunità. Purtroppo tante imprese italiane si trovano poco attrezzate per varcare i confini nazionali nonostante manifestino una forte volontà di conoscere meglio i mercati esteri, le opportunità che offrono e le modalità per operare con maggiore efficacia in ciascun Paese. Hanno bisogno di aiuto. Sistema Commercio e Impresa – Asvicom Cremona, da questo punto di vista, assiste gli imprenditori fornendo loro consulenze per elaborare progetti e, in una seconda fare, offre loro gli strumenti adeguati per realizzarli.
Torniamo ai dati Istat: la ricerca parla di un calo sia di export che di import. Su base tendenziale, entrambi i flussi diminuiscono: -11,9% le importazioni e -2,7% le esportazioni.
Tuttavia è stato rilevato che nel mese di gennaio 2014, i mercati di sbocco più dinamici sono EDA (+14,8%), Cina (+11,4%) e Stati Uniti (+7,1%).
2012 e 2013 due anni neri per il commercio. Segnali del fatto che andrà così anche il 2014 oppure è l’inizio della fine?
Due anni consecutivi con il segno negativo sono drammatici, hanno letteralmente soffocato famiglie e imprese.
Non escludo che sia l’ultimo colpo di coda della grande crisi e che, da quest’anno, cominci la ripresa, peraltro già annunciata da diverse ricerche e studi macroeconomici. Certo è che, da ora in poi, è d’obbligo procedere con rapidità al fine di produrre le riforme necessarie a far ripartire i consumi. Bisogna intervenire sul fronte fiscale, restituire i debiti della pubblica amministrazione per dare ossigeno alle imprese, intervenire sul lavoro. Tutte priorità che ha individuato anche il Governo. Ora però ai propositi si devono sostituire i fatti. Renzi ha annunciato di voler ridurre l’Irap come provvedimento immediato e concreto alle PMI. Bene. Tutte le misure che vanno ad incidere sull’economia reale e sui consumi incontrano il nostro favore. Tuttavia, l’Irap rappresenta una misura minima che, se da un lato tampona le grandi difficoltà in cui si trovano le piccole e medie imprese italiane, dall’altro non è sufficiente per agganciare la ripresa».
Quali sono – se ci sono – gli assi che il commercio deve giocare?
Come sempre qualità e servizi devono essere le parole d’ordine. Se tratto un prodotto di qualità e offro al cliente tutto ciò di cui ha necessità (sartoria gratuita, consegne a domicilio, eventi ad hoc, anticipazioni collezioni, sconti particolari), garantendogli la possibilità di fare un’esperienza di acquisto più che il classico shopping , sono già a metà dell’opera. E’ altrettanto fondamentale che il commercio stia al passo con i tempi. Diventano quindi indispensabili: sito internet, advertising tramite social network e magari la possibilità di avere un’ulteriore vetrina in rete (e-commerce).
La creatività e la voglia di mettersi in gioco fa il resto. Senza dimenticare che Sistema Commercio e Impresa – Asvicom Cremona è al servizio delle imprese per fornire suggerimenti, tutele e strumenti adeguati.
Detto questo, va ribadito che le ragioni della gravità della situazione non sono da ricercare nell’inefficacia dell’offerta commerciale, bensì nel potere d’acquisto delle famiglie sensibilmente ridotto. Semplicemente: non ci sono soldi e la gente non fa acquisti. Ciò non significa che il commercio non sia perfettibile. Ma, in questo momento assolutamente critico, diventa davvero fondamentale fare sistema affinché tutte le forze in campo – politiche, istituzionali, economiche – si concentrino e si dedichino con tutti i mezzi a loro disposizione al bene del settore».